1.5 le distorsioni del patrimonio erp di Roma Capitale: i fitti passivi e gli alloggi fuori comune

Nella vasta casistica del patrimonio erp di Roma Capitale vi sono due anomalie: i fitti passivi e gli alloggi fuori comune. I fitti passivi sono alloggi di patrimoni privati affittati dal comune per essere destinati alla graduatoria erp. Pertanto pur avendo una destinazione sociale non si possono ascrivere al patrimonio pubblico. Tuttavia bisogna rilevare come questi incidano negativamente sui bilanci pubblici, infatti si tratta di più di 3 mila alloggi che costano alla collettività 25 milioni di euro all’anno. I fitti passivi non vanno confusi con i residence che invece sono destinati all’emergenza abitativa e, nella loro intenzione originaria, dovevano ospitare “temporaneamente” i nuclei in attesa di un alloggio pubblico. Gli alloggi in fitto passivo sono delle vere e proprie case popolari che vengono assegnate alle famiglie del bando comunale per viverci. Questi alloggi costano ciascuno una media di 640 euro al mese mentre il canone sociale medio degli alloggi comunali si attesta intorno agli 80 euro.  Pertanto mentre gravano sulle casse della collettività per 25 milioni producono ricavi per poco più di 3 milioni, un disavanzo di 22 milioni annui, fondi che sicuramente potrebbero essere reinvestiti maniera migliore (dal sito del comune). Se un piano di razionalizzazione sembrerebbe cosa logica vi sono due fattori ostativi: il primo è determinato dalla stringente emergenza abitativa, un’emergenza che ricordo dura da 40 anni, per cui gli alloggi servono; il secondo è invece legato al loro uso, tutti gli alloggi sono attualmente occupati e il trasferimento di 3 mila nuclei è cosa assai complessa. Un piano di razionalizzazione, sebbene doveroso, sarebbe cosa assai complessa e avrebbe durata pluriennale tale da dover impegnare più amministrazioni. Tuttavia essendo gli alloggi prevalentemente concentrati in poche zone non sarebbe impossibile. Gli alloggi sono prevalentemente distribuiti in tre aree: Ostia nord, 1467alloggi, Casal Bruciato, 1.338, e Magliana, 776.
I fitti passivi erp di Roma Capitale per zone urbanistiche

Alloggi Fitti passivi X ZU copy copy

La seconda anomalia del patrimonio comunale è determinata dagli alloggi fuori comune. Le 2.262 case popolari di Roma Capitale sono prevalentemente distribuite nei comuni dell’hinterland romano: Ciampino, Anzio, Cerveteri, Guidonia, Marino, Nettuno e Pomezia. Negli anni passati furono acquisite dalla amministrazione capitolina per ovvi motivi economici, ma assegnate su base volontaria alla graduatoria romana, tuttavia allo stato attuale producono notevoli diseconomie. La prima è l’Imu che Roma Capitale deve corrispondere ai comuni limitrofi in qualità di proprietario immobiliare (le case popolari sebbene utilizzate per scopi sociali non sono esenti, mentre i grandi patrimoni immobiliari privati se sfitti sono esonerati). Il costo medio dell’Imu sulla seconda casa è stimato in media di 1.070 € annui pertanto questo patrimonio costa circa 3 milioni di euro all’anno solo di tasse. Il secondo è la capacità di verifica e controllo che Roma Capitale può esercitare su questo patrimonio. Al di là della distanza fisica la Polizia Locale non ha giurisdizione fuori comune pertanto ogni volta che eseguire una verifica deve chiedere l’autorizzazione all’Autorità Giudiziaria competente, con notevole ritardi e complicanze. Non è un caso quindi che il tasso di abusivismo negli alloggi fuori comune è fra i più alti di tutto il patrimonio pubblico: il 17% contro una media del 12%, che è comunque elevata.

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