Il disagio sociale viene sintetizzato con un indice che misura la potenziale esposizione a criticità sociali e occupazionale, calcolato come media ponderata degli scostamenti di specifici indicatori calcolati nei quartieri rispetto ai corrispondenti valori medi italiani. Sono utilizzati nel calcolo i tassi di disoccupazione, di occupazione, di concentrazione giovanile e di scolarizzazione. Quando tutti questi tassi hanno valore pari al dato medio italiano l’indice risulta pari a 0, mentre un valore positivo implica che il disagio sociale è maggiore della media nazionale.
Come purtroppo logico attendersi, ogni nucleo ERP presenta un indice di disagio sociale decisamente peggiore rispetto alle città, variando dai valori meno gravi di Quarto Oggiaro, Tor Bella Monaca, Pilastro e Piagge (tra 9,5 e 10), fino ai dati molto preoccupanti di Scampia (42), Librino (38) e Zen (31). Questi valori sono chiaramente correlati con la media cittadina, che varia anch’essa tra le città del centro-nord migliori rispetto alla media nazionale (col minimo di Milano e Bologna, -6) e quelle del sud peggiori (col massimo a Catania e Napoli, circa 11).