I Quartieri di edilizia residenziale pubblica (2018)

Quasi il 90% degli alloggi pubblici ­– 62mila per l’esattezza – si trova concentrato in 42 aree a Roma, i Quartieri di edilizia residenziale pubblica.

I Quartieri di case popolari, così come tutte le altre proprietà pubbliche, dovrebbero essere il luogo privilegiato e strategico delle future trasformazioni all’interno della città. Le proprietà pubbliche in queste aree comprendono, oltre agli edifici, una quota di standard urbanistici – non oggetto della mappa – che vanno dagli spazi commerciali fino alle aree verdi e gli spazi per lo sport.

Sono diversi i motivi per focalizzare l’attenzione su questi quartieri. Innanzitutto, la forte presenza del pubblico faciliterebbe le procedure di trasformazione urbana, non solo architettonica ma anche di carattere sociale ed economica. Il secondo luogo, sono le aree con gli indicatori socio-economici  (disagio sociale, povertà assoluta)   più critici a livello urbano. Al tempo stesso queste zone dispongono di una riserva di spazio determinata sia dalle aree ancora libere ma anche dal sottoutilizzo del patrimonio pubblico, e hanno dunque un elevato potenziale di trasformabilità. Infine, poiché i quartieri di edilizia residenziale pubblica sono diffusi nelle porzioni di territorio romano più densamente abitati, potrebbero svilupparsi come centri di servizi per interi quadranti.

 

La mappa interattiva

In questa mappa interattiva pubblichiamo tutte le proprietà residenziali pubbliche in base alle diverse proprietà (dati aggiornati al 2018) Si è tenuto conto solo degli insediamenti con un numero di alloggi superiore ai 250. Gli alloggi si trovano suddivisi in:

– il numero totale degli alloggi per quartiere

– gli alloggi di proprietà Ater Roma

– gli alloggi di Roma Capitale

– gli alloggi in fitto passivo di  Roma Capitale

La mappa consente di visualizzare, attraverso i layer che possono essere spenti e accessi, sia le diverse proprietà di edilizia residenziale pubblica che un quadro d’insieme. Per i nomi dei quartieri si è fatto riferimento ai toponimi più diffusi – non essendo mai stata addottala a Roma una mappa ufficiale dei quartieri – e dove sono presenti altre nominazioni –  ad esempio derivate dai nomi dei Piani di Zona – si è ricorso al doppio nome come nel caso di Palmarola-Quartaccio o Pietralata-Tiburtino Nord.