L’indagine prende in analisi 13 quartieri simbolici e evocativi del “tema periferia” e li mette a confronto, analizzando dinamiche demografiche, tasso d’istruzione, condizioni lavorative e disagio sociale.
Scampia a Napoli, Rozzo Melara a Trieste, lo Zen a Palermo, Pilastro a Bologna, Librino a Catania, Tor Bella Monaca a Roma – solo per citarne alcuni – rappresentano nell’immaginario collettivo la Periferia. Al tempo stesso sono tutti quartieri di edilizia residenziale pubblica, a parte il villaggio olimpico di Torino, nati intorno agli anni 80 sia per dare una risposta all’emergenza abitativa che per offrire una opportunità di riscatto alle famiglie. A quarant’anni dalla loro costruzione cerchiamo di capire come sono andate le cose.
Nota metodologica
Rispetto all’insieme delle case popolari esistenti nelle grandi città, i nuclei ERP veri e propri sono in numero più circoscritto. Inserendo gli indirizzi del patrimonio comunale e regionale in un sistema GIS, e confrontandoli con i perimetri delle sezioni censuarie desunte dall’ultimo Censimento Istat “tradizionale” nel 2011, si individuano i nuclei insediativi maggiormente omogenei, dove è elevata la quota di case popolari rispetto al totale delle abitazioni.
Per ogni nucleo così individuato è possibile analizzarne le caratteristiche demografiche, sociali ed economiche, e confrontarle sia con gli altri quartieri ERP che con la media cittadina, in modo da evidenziare somiglianze e differenze. A tale fine, sono stati elaborati i dati e gli indicatori delle sezioni censuarie del 2011, relativi a popolazione, nuclei familiari, fasce d’età, titoli di studio, condizione lavorativa e stato degli edifici. Seppure datate, precedenti a crisi economiche e pandemia, sono infatti le ultime informazioni disponibili con questo livello di dettaglio territoriale, vista per ora l’indisponibilità di aggiornamenti in ambito sub-comunale dal nuovo Censimento permanente.