I dati disponibili per il mercato del lavoro sono – come gli altri qui utilizzati – tratti dall’ultimo Censimento 2011, e quindi prima delle crisi economiche e della pandemia, ma rappresentano comunque l’unica possibilità di indagare questi fenomeni a livello di quartiere, e vanno quindi considerati più dal punto di vista delle differenze tra aree urbane che come valori assoluti. Il tasso di disoccupazione dei residenti con più di 15 anni era molto inferiore nei nuclei ERP (nel complesso 30%) rispetto alle medie cittadine (44%), ma con grande variabilità tra le città. Non è sorprendente che le città del centro-nord presentino valori più alti, soprattutto a Quarto Oggiaro, Tor Bella Monaca, Piagge e Pilastro (34-38%), e in misura minore a Begato, Sant’Elia, ex MOI e Rozzol Melara (28-30%), che indicano comunque le difficoltà occupazionali di questi quartieri. L’occupazione era invece estremamente più bassa nelle città del sud, col minimo a Scampia (14%) e Librino (17%), e valori poco superiori a Zen, San Paolo e Arghillà (22-26%).
Specularmente all’occupazione, il tasso di disoccupazione era notevolmente superiore nei nuclei ERP (nel complesso 33%) rispetto alle medie cittadine (12,5%), e anche in questo caso con una fortissima variabilità tra le città. Se le città del centro-nord risultano “meno peggiori”, col minimo a Pilastro, Quarto Oggiaro, Piagge, Rozzol Melara e Tor Bella Monaca (circa 20%), questo rimane in ogni modo un dato preoccupante. Ancora di più laddove la disoccupazione risultava invece altissima e fuori controllo, nelle città del sud, col massimo a Scampia e Librino (circa 65-70%) e valori poco inferiori allo Zen (oltre 50%), a Sant’Elia e Arghillà (circa 40%).