Learning from Tor Bella Monaca, rigeneriamo la rigenerazione.

Molti non sanno che Tor Bella Monaca è stata al centro di un vasto programma Urban di rigenerazione che dal 1996 al 2006 ha investito 40 miliariardi di vecchie lire nel Quartiere.
A fronte di questo ingente investimento pubblico nel 2018 il 50% della popolazione di Tor Bella monaca viveva in povertà assoluta, un dato sicuramente peggiorato con la pandemia. Oggi alla vigilia di un nuovo piano di riqualificazione da 35 milioni di euro – Piani Urbani Integrati del PNRR – abbiamo imparato dagli errori del passato?
Il Teatro di Tor Bella Monaca
Il Teatro di Tor Bella Monaca – foto di Pas Liguori

A Roma si sta per avviare una nuova stagione di progetti sulle “periferie”. Si tratta dei Piani Urbani Integrati previsti dal PNRR[1] che hanno come obiettivo principale il miglioramento della vita dei cittadini attraverso una serie di azioni: maggiore sicurezza, nuovi spazi per la vita pubblica, interventi per la mobilità sostenibile, ristrutturazione e manutenzione di strutture pubbliche, ecc.

Una serie complessa di azioni che potremmo sinteticamente descrivere come rigenerazione urbana, se il termine non avesse assunto in questi anni altre valenze così come ha ben evidenziato la Vicari Haddock che già da tempo parla di rigenerare la rigenerazione[2]. I Programmi Urbani Integrati si inseriscono in una ormai lunga tradizione di interventi sulle “periferie”, che parte dalla legge 266 del 1998 passando per gli Articoli 11, il Bando sulle Aree Degradate, il Bando Periferie e i programmi europei Urban. Tuttavia nonostante questa tradizione ormai più che ventennale, nonostante le risorse spese sembra che gli effetti sulle nostre periferie siano impalpabili, e ancor peggio sembra che nonostante negli anni si sia dispiegata una progettualità diffusa, questa non è riuscita a sedimentare una casistica o una metodologia utile almeno a non farci ripercorrere gli errori del passato.

Fra i nuovi progetti del PNRR vi è anche Tor Bella Monaca[3], insieme ad altre aree, di sicuro uno dei quartieri maggiormente critici nella capitale ma che non tanto tempo fa è stato già oggetto di un vasto programma di rigenerazione. Infatti il progetto Urban Roma si è sviluppato a Tor Bella Monaca dal 1996 al 2006, spicca per impegno e risorse: 40 miliardi delle vecchie lire.

“Non si è trattato soltanto di un intervento di riqualificazione urbanistica, al quale è stato destinato il 50% del finanziamento complessivo, ma ha riguardato anche i servizi alle imprese, la formazione e la promozione dell’occupazione locale e i servizi sociali. Si è trattato, insomma, di un approccio complessivo e non soltanto urbanistico alla risoluzione dei problemi locali. Tra gli interventi di questo tipo, ritengo di segnalare l’apertura di un centro di orientamento al lavoro, di un servizio di ludoteca, la realizzazione di centri sportivi in alcune scuole, la lotta alla dispersione scolastica, i corsi di formazione per i lavoratori autonomi, edili e delle cooperative sociali e, soprattutto, l’allestimento del Teatro di Tor Bella Monaca”[4].

Il CuboLibro di Tor Bella Monaca
Il CuboLibro di Tor Bella Monaca – foto di Pas Liguori

Oggi a 17 anni di distanza, e con i nuovi fondi del PNRR che stanno per piombare in città varrebbe la pena soffermarsi sull’efficacia di simili progetti sia per capire ciò che di buono hanno lasciato ma soprattutto per capire quali sono stati gli errori al fine di non riprodurli.

Il teatro di Tor Bella Monaca, la struttura di sicuro più importante realizzata, ha avuto alterne vicende di successi e fallimenti ma di sicuro è una infrastruttura importantissima per il quartiere e che, con una sapiente gestione, potrebbe divenire un punto di riferimento per tutto il quadrante.

Oltre a questa struttura ne sono state realizzate altre con alterna fortuna. Quello che attualmente chiamiamo il CuboLibro, che doveva essere una struttura pubblica catalizzatore di iniziative, mai utilizzata oggi grazie al sapiente lavoro di attivisti è una biblioteca pubblica.Poi la sede dei quella che per pochi anni è stata una etichetta discografica, ma subito fallita, ossia il polo ex fienile, oggi sede dell’associazione 21 Luglio vincitrice di un bando pubblico nel 2015. Sorte ancora peggiore è toccata alla biblioteca a via Merlini [5] che giace allo stato di rudere da anni. In ultimo il Fitodepuratore in via Giovanni Battista Scozza, una struttura innovativa in grado attraverso le piante di depurare le acque nere ma che da anni non è funzionate a causa di una pompa rotta che in Municipio non è stato in grado di riparare. Se sugli interventi “fisici” vi sono luci ed ombre sugli interventi immateriali, quelli finalizzati ad implementare coesione sociale e occupabilità nulla è dato sapere.

il Polo ex fienile
il Polo ex fienile – foto di Pas Liguori

Pertanto non esiste alcun rapporto sull’efficacia dei fondi spesi per la lotta alla dispersione scolastica e per le politiche attive per il lavoro, che invece sono il nocciolo della questione. Da analisi svolte (collegamento ai link del sito sul disagio sociale) questi parametri risultano fra i più critici dell’intera città. Eppure esiste una ormai consolidata tradizione europea che fa delle analisi ex-post proprio uno dei punti di forza dei progetti di rigenerazione: sia quando i progetti hanno successo ma soprattutto quando vanno male poiché consente di analizzare gli errori e di evitare di riprodurli in futuro.

Il fitodepuratore di Tor Bella Monaca – foto di Pas Liguori

Ad esempio in Germania dal 2002, grazie al programma nazionale Socialen Stadt, la città di Berlino ha da tempo introdotto degli indicatori dinamici – andamento della disoccupazione, andamento della disoccupazione di lungo periodo, abbandono scolastico ecc.– che vengono pubblicati ogni due anni– e che consentono di correggere progetti e strategie in corso d’opera oltre a denotare una cura e una attenzione costante nei confronti della città e non solo quando arrivano fondi per progetti speciali. Per non parlare dell’Inghilterra dove dal 2000 con l’avvio del programma New Deal of Community si svolge un monitoraggio costante dei quartieri critici che serve anche come analisi dell’efficacia della spesa pubblica. Per citare in ultimo la Francia dove i grandi quartieri di case popolari, come Tor Bella Monaca, vengono monitorati dal 1972 e dal 2000 grazie alla legge sui quartieri prioritari si stanno sviluppando diverse azioni, che anche qui prevedono il monitoraggio delle stesse, al fine di migliorare la qualità della vita dei cittadini.

Ora al di là di tutto non è che in questi paesi il problema delle periferie, che forse sarebbe meglio definire aree urbane critiche, è stato risolto. Come testimoniano numeri rapporti in molte di queste aree le condizioni di vita hanno miglioramenti trascurabili, mentre in altre i progetti sono efficaci. D’altro canto sappiamo che vi sono molte variabili contestuali che possono determinare il successo o l’insuccesso del singolo progetto su base territoriale. Tuttavia quello che si percepisce nella casistica europea, e che a noi manca, è una attenzione costante e continuativa che potremmo semplicemente definire cura.

Anche i progetti del PNRR non sfuggono purtroppo alla logica dei progetti spot o una tantum. Ad esempio il Bando PINQUA è stato avviato poiché si sono trovati presso il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti 800milioni di euro di vecchi fondi Gescal non spesi con cui si è deciso di avviare una serie di progetti chiedendoli ai comuni in pronta presa e solo successivamente è stato integrato nel PNRR tuttavia mantenendo la mentalità del progetto spot. Anche quando si parla di monitoraggio dei progetti PNRR ci si riferisce sempre alle opere fisiche, quindi ai tempi di realizzazione dei cantieri, ma mai agli effetti che tali opere avranno sul miglioramento della qualità della vita dei cittadini, che sono due cose completamente diverse.

Ma perché da noi questo non avviene?

Le motivazioni sono molteplici e possono essere così riassunte: in primis manca una legislazione nazionale sul tema, infatti in tutti quei paesi citati il tema delle periferie è nazionale e rappresenta una delle questioni urbane più sentite, quindi potremmo dire che la questione è politica riguardando le priorità e gli obiettivi di governo di un paese. Anche l’esperienza della Commissione sulla sicurezza delle Periferie che stava iniziando un coordinamento su diversi temi coinvolgendo amministrazioni, esperti, enti di ricerca è stata definitivamente archiviata. Il secondo motivo è culturale e riguardo l’uso dei dati. La politica e le amministrazioni usano poco i dati ­– Roma è una delle poche capitali europee che non ha un data-center­­ – e anche se recentemente vi è una maggiore sensibilità tuttavia il gap da recuperare è enorme se non si inizia subito. Un ultimo fattore è determinato dalla fragilità delle nostre istituzioni amministrative e dalla loro scarsa capacità operativa – carenza di organico, procedure complesse, scarso uso di nuove tecnologie ­– che fa si che la maggior parte delle risorse vadano investite su problemi contingenti bloccando di fatto programmazione e progettualità futura. Operare in questo quadro nazionale e con queste potenzialità amministrative sembra difficile se non impossibile, tuttavia Roma è pur sempre la Capitale e in virtù non tanto dei 40miliardi di lire già spesi a Tor Bella Monaca ma soprattutto del nuovo investimento del PNRR che porterà un finanziamento di 35milioni di euro sarebbe utile capire come questi impatteranno nel quartiere e come le azioni dispiegate il questo progetto potrebbero essere utili per successivi interventi di riqualificazione in altre aree della città. Se non riusciremo a fare neanche questo difficilmente usciremo da questa logica dei progetti spot, rinunciando peraltro a divenire un modello nazionale, ambizione legittima di tutte le città capitale, e purtroppo Roma continuerà ad essere una capitale di periferia.

Il monito sembra già scritto sulla facciata posteriore del Cubolibro: la vita segna e insegna…speriamo anche noi di evitare gli errori del passato.

 

Il murales sul Cubolibro – foto di Pas Liguori

Per approfondire il tema dei dati e Tor Bella Monca vedi Riparare Tor bella Monaca in https://iris.uniroma1.it/retrieve/e383532d-67e9-15e8-e053-a505fe0a3de9/Cangelli_Tor%20Bella_2021.pdf

 

 

[1] https://www.italiadomani.gov.it/it/Interventi/investimenti/piani-urbani-integrati.html

[2] https://www.mulino.it/isbn/9788815115508

[3] https://dait.interno.gov.it/documenti/pui_28_-_roma.pdf

[4] https://www.inliberta.it/progetti-speciali-nelle-periferie-roma-intervista-federico-bardanzellu/

[5] https://www.romatoday.it/zone/torri/tor-bella-monaca/lavori-biblioteca-via-merlini-genio-civile.html

 

 

 

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